18 Aprile 2023
Gli adulti con ADHD vengono percepiti dagli altri come persone svogliate, incompetenti e improduttivi.
Loro stessi, spesso non essendo consapevoli della loro condizione, danno la colpa a sé stessi per la mancanza di capacità interpersonali e il livello inadeguato di concentrazione.
Nasce così l’importanza e la necessità di fare diagnosi anche in età adulta e accettare questa realtà al fine di trovare strategie per organizzarsi.
I clinici sono sempre più convinti che i sintomi dell’ADHD possano proseguire per l’intero ciclo di vita, dall’infanzia all’età adulta (Brown, 2000).
Secondo studi epidemiologici internazionali, l’ADHD colpisce tra il 3% ed il 4,5% della popolazione adulta.
Inoltre, non soltanto una parte dei sintomi tipici del disturbo in età infantile tendono a riproporsi, ma nuovi tratti fanno la loro comparsa e vanno a caratterizzare l’ADHD nell’adulto, che risulta associata ad una costellazione variegata di problemi psico-sociali.
Il quadro clinico si caratterizza in una variegata serie di problematiche che limitano la maggioranza delle aree di vita delle persone che ne soffrono.
Nel dettaglio le caratteristiche che più frequentemente si presentano nell’adulto sono:
- disattenzione cronica esplicabile in diverse forme (distraibilità, scarsa capacità nel prestare e mantenere a lungo l’attenzione e nel portare a termine i compiti affidati, propensione ad evitare impegni che richiedono uno sforzo mentale protratto nel tempo, incapacità di mettere a fuoco la tematica principale, dimenticanze ecc..);
- impulsività comportamentale e/o verbale.
A livello comportamentale sono presenti agitazione, difficoltà a stare seduti e a fare le cose senza pensare alle conseguenze.
A livello verbale possono essere persone logorroiche, che parlano sopra gli altri e spesso non filtrano ciò che va detto in base al contesto, risultando spesso offensivi, cinici troppo espliciti; - disorganizzazione (caos e casualità nella pianificazione di pensiero e azione);
- scarse capacità sociali e di mentalizzazione.
L’adulto con ADHD (soprattutto se mai diagnosticato) sviluppa purtroppo scarsissime capacità sociali,e la sua vita privata spesso è squilibrata e disastrosa.
Anche la sensazione costante di “noia” aggrava la situazione e fa saltare i soggetti da un’azione a un’altra, da un lavoro all’altro, da una relazione all’altra. - sensazione di noia e difficoltà ad essere soddisfatti con lo svolgimento del proprio lavoro o di altri aspetti della vita quotidiana.
A livello lavorativo è intuibile il disagio provocato da dimenticare ordini, scadenze, riunioni e appuntamenti.
Oltre ai problemi di attenzione spesso i soggetti con ADHD si stancano facilmente, discutono con i colleghi o i titolari, vengono licenziati o comunque prediligono la formula “tanti lavori di breve durata”.
Sono soggetti che lavorano ad un livello molto inferiore alle proprie potenzialità; - labilità emotiva.
I problemi di vita quotidiana aggravano spesso il tono dell’umore e possono fare ricorso all’uso di sostanze.
Studi recenti ci dicono che il 15% di adulti con ADHD ha una comorbilità con il Disturbo da Uso di Sostanze (DUS).
Viceversa, il 23% di chi è dipendente da sostanze è affetto anche da ADHD.
Ci sono molte ipotesi sulle cause di questa forte associazione e si sono esplorati fattori genetici e ambientali: se da un lato chi è stato esposto a sostanze durante la gravidanza ha più probabilità di avere l’ADHD, dall’altro molti soggetti si avvicinano alle sostanze stupefacenti proprio a causa di quell’irrequietezza difficile da gestire o della noia difficile da tollerare.
La diagnosi di ADHD include:
- Esami medici: per escludere altre possibili cause di natura organica;
- Raccolta anamnestica: per ottenere informazioni riguardanti la storia clinica pregressa, storia familiare, personale e storia dell’insorgenza dei sintomi;
- Somministrazione di test di valutazione psicologica e neuropsicologica.
La valutazione della presenza dell’ADHD nell’ adulto è un processo sistematico, che ha lo scopo di evidenziare la durata dei sintomi e il livello di invalidità che causano alla persona.
Gli elementi di interesse diagnostico consistono nell’esordio infantile del disturbo, i sintomi presenti nell’età adulta e la presenza di invalidità in almeno due campi di vita, tra cui la famiglia, la scuola, il lavoro e le relazioni interpersonali.
È necessario evidenziare anche le caratteristiche associate al disturbo,
i disturbi che possono insorgere in comorbidità con ADHD sono:
- Disturbi dell’umore: molti adulti possono presentare depressione, disturbi bipolari o altri disturbi dell’umore che non sono necessariamente dovuti all’ADHD.
In effetti un’esposizione ripetuta a fallimenti e frustrazioni dovute all’ADHD potrebbe peggiorare la depressione; - Disturbi d’ansia: possono causare preoccupazioni travolgenti, nervosismo e altri sintomi;
- Altri disturbi mentali: gli adulti con ADHD sono più a rischio di sviluppare disturbi psichiatrici come disturbi di personalità, disturbo esplosivo-intermittente e disturbo da abuso di sostanze;
- Difficoltà di apprendimento: gli adulti con ADHD ottengono generalmente punteggi più bassi ai test rispetto a quanto ci si aspetti per età, scolarità e livello intellettivo.
Le difficoltà di apprendimento potrebbero includere disturbi di comprensione e linguaggio.
L’elevata comorbilità psichiatrica rappresenta sia un ostacolo alla diagnosi sia forse uno dei pochi “mezzi” per farla: se discriminare i sintomi di altri disturbi da quelli dell’ADHD è spesso impossibile, a molti soggetti viene riscontrata l’ADHD durate il trattamento di altri disturbi.
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