L’invecchiamento attivo è una questione sociale che assume sempre maggiore rilevanza nelle società moderne. I concetti di invecchiamento attivo si pongono come nuovi paradigmi in contrapposizione alle teorie che identificano l’età matura come una fase della vita in cui l’individuo necessita soprattutto di cura ed assistenza. In Italia a gennaio 2016 gli ultra 65 erano 13,4 milioni, il 22% della popolazione totale e il 6,5% dei residenti ha un’età superiore agli 80 anni. Già oggi, secondo Eurostat, siamo il Paese con la maggiore percentuale di anziani d’Europa. In particolare la provincia di Vicenza invecchia più in fretta rispetto a tutto il resto del Veneto.
Malgrado questi numeri, tuttavia, l’Italia “non è un Paese per anziani”, come emerso chiaramente dalla recente ricerca AUSER “Domiciliarità e residenzialità per l’invecchiamento attivo” (Auser 2017).
Gli oltre 13 milioni di anziani italiani stanno rivoluzionando il modo di vivere la terza e quarta età. Il paradigma concreto di questa rivoluzione silenziosa, quotidiana, molecolare è la longevità attiva. Il cuore di questa nuova visione della terza e quarta età è la vita di relazione che si configura non solo come la chiave della soddisfazione per la propria esistenza - il Censis (2015) ha rilevato che l’84,5% degli anziani valuta positivamente la propria vita -, ma anche come forma di prevenzione primaria rispetto all’insorgere di patologie, in particolare quelle indotte dalla solitudine o dal ricorso eccessivo e inappropriato a farmaci e prestazioni sanitarie.
IL PROGETTO È SOSTENUTO CON I FONDI OTTO PER MILLE DELLA CHIESA VALDESE.
Active aging prevede la realizzazione di interventi per anziani allo scopo di contrastare la solitudine e di promuovere la socializzazione e l’aggregazione.
In particolare verranno attivati:
Call center sportello: 0444 023924