Il flusso di pensiero nella nostra testa insegue maggiormente il futuro e il passato. Quante volte stiamo pensando a quello che verrà o a quello che è avvenuto? Quasi sempre. L’orientamento dell’attenzione è spesso disperso tra immagini, visioni, progetti obiettivi, episodi, storie che succederanno o che sono successe. Questo perdere l’attenzione nelle maglie fittissime del nostro pensiero e delle nostre emozioni viene definito “ruminazione”, spesso fonte di impasse e blocco dell’azione desiderata. La Mindfulness ci insegna ad orientare in modo cosciente l’attenzione al momento presente, l’unico momento in cui ci è dato vivere.
È ormai comune dire che nella nostra testa “ci facciamo dei film”. Il film principale è la Storia di Sé Stessi in cui siamo protagonisti. Il continuo lavoro mentale in cui appaiono episodi, scenari, attori, sequenze e dialoghi ci fa spesso credere che NOI SIAMO QUELLA STORIA.
In realtà quando non pensiamo non cessiamo di esistere, quando spegniamo il film ci siamo ancora, quando non ci raccontiamo continuamente chi siamo e cosa ci è successo, o ci succederà, continuiamo a esistere. Mindfulness è osservare senza recitare in questo film mentale, lasciando che la nostra coscienza si riempia e si svuoti di sensazioni, pensieri, emozioni e immagini. In contemplazione di noi stessi senza spinte interventiste.
La nostra sofferenza, il nostro stato d’ansia, le nostre paure, il nostro senso di colpa non sono altro che l’espressione del nostro tentativo di controllare, dirigere, giudicare, comparare, cambiare quello che avviene nella nostra mente. Mindfulness è lasciare andare questi pensieri, non volerli trattenere, non volerli nemmeno cancellare, semplicemente essere consapevoli che noi non siamo soltanto quei pensieri, li stiamo solo osservando. I pensieri diventano così contenuti mentali prodotti dalla nostra mente, ma non siamo noi. Siamo consapevoli di loro come siamo consapevoli, del nostro respiro e della posizione del nostro corpo.
Erroneamente alcune persone credono che meditare significa liberarsi dai pensieri che ci stressano e trovare così la pace mentale e lo stato di relax.
Il fatto di spazzare via le idee è di per sé un’idea alla quale ci aggrappiamo, è un progetto, un obiettivo e un’aspettativa su come “DEVONO” andare le cose. Con questa aspettativa arriva inevitabilmente la frustrazione di non raggiungerla, magari anche il proprio senso d’inadeguatezza, il fastidio di non avere il controllo dei propri pensieri e una caterva di altri giudizi mescolati ad emozioni. Essere mindful significa al contrario stare in presenza dei propri pensieri, delle proprie sensazioni ed emozioni. Mindfulness è vedere aquiloni che passano nel cielo senza tirare le loro corde per controllarli.
I 6 punti precedenti dovrebbero far parte del nostro approccio all’esperienza quotidiana, solamente così potremmo definirci delle persone “centrate”, consapevoli del momento presente e timonieri delle nostre scelte. Essere mindful tuttavia richiede un allenamento per noi occidentali che passa attraverso la pratica meditativa: la concentrazione sul nostro corpo.
Le attività del nostro corpo avvengono soltanto qui e ora, perciò focalizzare la propria attenzione su questo è di grande aiuto. Il respiro per esempio è una grande “ancora” per tenere orientata la nostra attenzione in questo movimento senza il quale non ci sarebbe più vita, né un tempo presente né una coscienza per osservarlo.
Il respiro e le reazioni o sensazioni del corpo sono come una traccia musicale che ci accompagna per tutta la vita e che scandisce il ripetersi del tempo presente, istante dopo istante. Per questo da millenni i grandi meditatori hanno sempre incoraggiato gli allievi a orientare l’attenzione su di esso che è sempre con noi e non è capace di fuggire nel futuro o nel passato. Il respiro, la postura, la pulsazione, il movimento, il dolore, il piacere, lo stress e il relax sono esperienze che esistono ora e che prendono forma nel nostro corpo. Nella meditazione ci concentriamo su di esse per avere un ancoraggio nel presente e non permettere alla mente di fuggire in altri luoghi e in altri tempi. Osserviamo quello che accade nel corpo con accettazione.