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Verso i 2 anni e mezzo quando il bambino aumenta in maniera esponenziale il suo vocabolario, non è scontato che pronunci correttamente tutte le parole, perché un suono, a seconda della posizione nella parola, rende necessaria un’abilità articolatoria più fine e diversa.
Può accadere che alcuni bambini pronuncino male delle parole (cioccolata diventa “toccolata” o “soccolata”, sciarpa diventa “ciarpa”, …) oppure che manifestino difficoltà nella comprensione/costruzione della frase o di un’intera narrazione.
Dopo la prima consulenza genitoriale, la nostra logopedista effettuerà una valutazione logopedica avvalendosi,
qualora lo ritenesse opportuno, anche della consulenza di altri professionisti
(neuropsichiatra, neuropsicologo dell’età evolutiva, foniatra)
in modo da inquadrare la difficoltà di linguaggio all’interno della fase di sviluppo psico-fisico e cognitivo
in cui si trova il bambino e ai compiti evolutivi che sta affrontando.
Questi sono tutti processi fisiologici che tendono a scomparire verso i 3 anni e mezzo.
Intorno a questa età, infatti, il linguaggio del bambino dovrebbe essere sostanzialmente strutturato in tutti i suoi aspetti:
buon livello lessicale, frasi corrette complete e ben strutturate, corretta produzione dei suoni senza sostituzioni semplificazioni e/o distorsioni.
Se osservate che a 3 anni e mezzo è ancora presente un linguaggio incomprensibile o privo di alcuni suoni, frasi costruite in modo non corretto è necessario rivolgersi ad un professionista logopedista per risolvere il più presto possibile il ritardo-disturbo del linguaggio.
Molti bambini mantengono la deglutizione infantile (antero-posteriore) oltre il periodo considerato normale (2 anni) fino all’età adulta.
Alcune cause possono essere il protrarsi dell’uso del ciuccio/biberon, il succhiamento del pollice, le affezioni delle vie respiratorie (raffreddori, sinusiti) e la respirazione attraverso la bocca che limitano i movimenti linguali e ne impediscono la specializzazione.
Durante la giornata, vengono compiuti, per deglutire la saliva, migliaia di atti deglutitori:
la parte anteriore della lingua si appoggia alla porzione anteriore del palato, pochi millimetri dietro agli incisivi superiori, dove si trova un piccolo “cuscino”, chiamato papilla retroincisale.
La diagnosi di alterazione della deglutizione viene eseguita dal medico odontoiatra che unisce la sua osservazione alla valutazione del logopedista esperto in terapia miofunzionale.
Nei bambini è possibile riconoscere la disfunzione osservando se è presente spesso la bocca aperta, se a tavola si notano difficoltà nella masticazione, se ogni volta che il bambino deglutisce lo fa con la lingua che esce o che spinge contro i denti oppure se è presente un’alterazione dei suoni /s/, /z/ (sole, casa) o /ts/ e /dz/ (pozzo, zebra).
Il trattamento d’elezione per tale disfunzione è la terapia miofunzionale, cioè una terapia logopedica di rieducazione-educazione delle funzioni orali come suzione, deglutizione, masticazione, respirazione e fonazione.
Tale trattamento prevede in un primo percorso l’insegnamento di una serie di esercizi finalizzati ad una corretta postura linguale e in un secondo momento l’allenamento all’automatizzazione del nuovo meccanismo deglutitorio acquisito, in modo da creare un engramma cerebrale che sostituisca lo schema motorio precedente.
L’intervento ha lo scopo di prevenire alterazioni muscolari e strutturali del distretto oro-bucco-facciale e/o di mantenere nel tempo i risultati ottenuti da un trattamento ortodontico, consentendo il fisiologico sviluppo di deglutizione, masticazione e respirazione.
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