23 Marzo 2022
Tendenza a mollare la scuola, mancanza di motivazione assenza di gioia
sono le problematiche che si riscontrano frequentemente negli adolescenti a due anni dall’inizio della pandemia.
“Ho perso la voglia di studiare, non riesco a concentrarmi e non vedo perché devo continuare ad andare a scuola”
Spesso sono proprio le difficoltà scolastiche a rappresentare il campanello d’allarme.
Infatti, anche per molti ragazzi e ragazze che, prima della pandemia non avevano mai avuto difficoltà di studio e di apprendimento, la concentrazione è diventata molto labile e la facilità di distrazione sempre più frequente.
Ma questa mancanza di motivazione si riscontra anche al di fuori dell’ambito scolastico e si traduce in senso di vuoto ed assenza di prospettive.
Questi ultimi due anni hanno avuto importanti conseguenze negli adolescenti.
Il primo lockdown non ha destato grande preoccupazione per questa fascia della popolazione: in primo luogo il virus non colpiva i giovani e in ogni caso non erano emerse forme particolarmente gravi della malattia.
In secondo luogo gli adolescenti, forse più di tutti, erano già abituati ad una vita sociale di tipo virtuale. Sono stati, infatti, in grado di utilizzare la tecnologia per sopperire al divieto di incontrare i coetanei.
Però, più il tempo passava, più siamo stati soggetti a restrizioni di vario tipo che hanno limitato di gran lunga molti aspetti fondamentali delle nostre vite.
Di significativa importanza, per quanto riguarda gli studenti, è stata la DAD (Didattica A Distanza).
Se da un lato rappresenta un’opportunità di seguire le lezioni, anche nei casi in cui non è possibile recarsi a scuola, dall’altro porta a conseguenze di tipo psicologico, soprattutto se questa è protratta nel tempo.
Un report di Save the Children ha mostrato che, in alcuni contesti, i ragazzi hanno frequentato i loro istituti scolastici per meno della metà dei giorni previsti.
Questa interruzione della scuola in presenza ha portato a vivere come “normalità” una condizione che è considerata generalmente come patologica: l’isolamento/ritiro sociale.
Inoltre, diversi studi hanno dimostrato come la DAD abbia effetti negativi su apprendimento e concentrazione.
Soprattutto nella fase dell’adolescenza, fase nella quale si costruisce l’identità, l’interazione con gli atri è fondamentale, poiché è proprio nella relazione con i coetanei e nel sentirsi parte di un gruppo che l’individuo costruisce il senso del Sé (chi sono e chi voglio essere).
Non solo le interazioni sociali, ma anche la libertà è un aspetto fondamentale per il processo di individuazione, che dovrebbe caratterizzare questa fase della vita.
È comprensibile dunque, che il confinamento che sono stati costretti a vivere, abbia segnato profondamente questa fascia della popolazione.
È venuta meno quella spinta, che dovrebbe essere naturale, alla sperimentazione, alla curiosità e alla novità.
Questo stato emotivo è riconducibile ad un concetto coniato dal sociologo Corey Keyes (2002 ), il Languishing, che si potrebbe tradurre con il termine “languire”.
Esso rappresenta appunto uno stato di scarso benessere psicologico in assenza di veri e propri sintomi psicopatologici, sembra essere però un fattore di rischio importante per lo sviluppo di disturbi psichiatrici in età adulta.
Inoltre è ormai ben nota l’importanza delle interazioni dell’ambiente sociale sullo sviluppo del cervello e in particolare come l’isolamento abbia degli effetti sull’insorgenza di disturbi psichiatrici.
Situazioni come queste sono, infatti, pericolose poiché non comportano veri e propri sintomi e poiché spesso questo stato di svogliatezza viene vissuta dai genitori come “il tipico atteggiamento degli adolescenti nei confronti degli adulti”, di conseguenza possono essere sottovalutate e passare inosservate.
È di fondamentale importanza quindi non sottovalutare queste situazioni e rivolgersi ad un professionista che possa aiutare l’adolescente a trovare una propria direzione, comprendersi meglio e diventare protagonista della propria vita, nonché prevenire l’aggravamento dei sintomi e l’esordio di patologie più strutturate.
sono le problematiche che si riscontrano frequentemente negli adolescenti a due anni dall’inizio della pandemia.
“Ho perso la voglia di studiare, non riesco a concentrarmi e non vedo perché devo continuare ad andare a scuola”
Spesso sono proprio le difficoltà scolastiche a rappresentare il campanello d’allarme.
Infatti, anche per molti ragazzi e ragazze che, prima della pandemia non avevano mai avuto difficoltà di studio e di apprendimento, la concentrazione è diventata molto labile e la facilità di distrazione sempre più frequente.
Ma questa mancanza di motivazione si riscontra anche al di fuori dell’ambito scolastico e si traduce in senso di vuoto ed assenza di prospettive.
Questi ultimi due anni hanno avuto importanti conseguenze negli adolescenti.
Il primo lockdown non ha destato grande preoccupazione per questa fascia della popolazione: in primo luogo il virus non colpiva i giovani e in ogni caso non erano emerse forme particolarmente gravi della malattia.
In secondo luogo gli adolescenti, forse più di tutti, erano già abituati ad una vita sociale di tipo virtuale. Sono stati, infatti, in grado di utilizzare la tecnologia per sopperire al divieto di incontrare i coetanei.
Però, più il tempo passava, più siamo stati soggetti a restrizioni di vario tipo che hanno limitato di gran lunga molti aspetti fondamentali delle nostre vite.
Di significativa importanza, per quanto riguarda gli studenti, è stata la DAD (Didattica A Distanza).
Se da un lato rappresenta un’opportunità di seguire le lezioni, anche nei casi in cui non è possibile recarsi a scuola, dall’altro porta a conseguenze di tipo psicologico, soprattutto se questa è protratta nel tempo.
Un report di Save the Children ha mostrato che, in alcuni contesti, i ragazzi hanno frequentato i loro istituti scolastici per meno della metà dei giorni previsti.
Questa interruzione della scuola in presenza ha portato a vivere come “normalità” una condizione che è considerata generalmente come patologica: l’isolamento/ritiro sociale.
Inoltre, diversi studi hanno dimostrato come la DAD abbia effetti negativi su apprendimento e concentrazione.
Soprattutto nella fase dell’adolescenza, fase nella quale si costruisce l’identità, l’interazione con gli atri è fondamentale, poiché è proprio nella relazione con i coetanei e nel sentirsi parte di un gruppo che l’individuo costruisce il senso del Sé (chi sono e chi voglio essere).
Non solo le interazioni sociali, ma anche la libertà è un aspetto fondamentale per il processo di individuazione, che dovrebbe caratterizzare questa fase della vita.
È comprensibile dunque, che il confinamento che sono stati costretti a vivere, abbia segnato profondamente questa fascia della popolazione.
È venuta meno quella spinta, che dovrebbe essere naturale, alla sperimentazione, alla curiosità e alla novità.
Questo stato emotivo è riconducibile ad un concetto coniato dal sociologo Corey Keyes (2002 ), il Languishing, che si potrebbe tradurre con il termine “languire”.
Esso rappresenta appunto uno stato di scarso benessere psicologico in assenza di veri e propri sintomi psicopatologici, sembra essere però un fattore di rischio importante per lo sviluppo di disturbi psichiatrici in età adulta.
Inoltre è ormai ben nota l’importanza delle interazioni dell’ambiente sociale sullo sviluppo del cervello e in particolare come l’isolamento abbia degli effetti sull’insorgenza di disturbi psichiatrici.
Situazioni come queste sono, infatti, pericolose poiché non comportano veri e propri sintomi e poiché spesso questo stato di svogliatezza viene vissuta dai genitori come “il tipico atteggiamento degli adolescenti nei confronti degli adulti”, di conseguenza possono essere sottovalutate e passare inosservate.
È di fondamentale importanza quindi non sottovalutare queste situazioni e rivolgersi ad un professionista che possa aiutare l’adolescente a trovare una propria direzione, comprendersi meglio e diventare protagonista della propria vita, nonché prevenire l’aggravamento dei sintomi e l’esordio di patologie più strutturate.
Posted in: RiabilitazioneTags: Neurologia