22 Maggio 2020

Vi è mai capitato di chiedervi come e quanto il vostro contributo come parlanti e genitori sia importante per lo sviluppo del linguaggio del vostro bambino?

Avete mai pensato all’influenza che possono avere lo stile e le modalità che adottate quando interagite con il vostro bambino, per lo sviluppo del suo linguaggio?

 Ebbene si, proprio perché voi costituite delle figure di riferimento e trascorrete molto tempo con lui/lei, il vostro ruolo è molto importante nello sviluppo degli aspetti comunicativo-linguistici del vostro bambino.

Non sempre, però, quando un bambino presenta difficoltà di linguaggio, i genitori riescono a reperire indicazioni valide ed efficaci, e spesso si trovano spaesati e frustrati perché non capiscono se il linguaggio si sta sviluppando adeguatamente.

Inoltre, a fronte di tanti tentativi, non sanno in che modo poter aiutare il proprio bambino.

Mi piacerebbe quindi, con questa breve lettura, fornire alcune informazioni sullo sviluppo fisiologico del linguaggio del bambino e proporvi qualche consiglio che potrete cominciare a mettere in pratica, per stimolarne e incoraggiarne le abilità linguistiche.


Ma vediamo prima brevemente come evolve fisiologicamente la comunicazione e il linguaggio del bambino.

  • Già prima dei 6 mesi il bambino inizia a comunicare con l’adulto, anche se lo fa senza una vera e
  • propria intenzionalità: il pianto è la primissima modalità, poi il bambino sorride (ad esempio quando gli si fanno le linguacce o gli si parla al cambio del pannolino), comunica attraverso lo sguardo, la mimica, e pian piano compaiono borbottii e suoni vocalici, i cosiddetti “urletti”.
  • Intorno ai 6-7 mesi circa il bambino compie un salto di qualità e inizia a produrre la cosiddetta lallazione, ovvero “pseudo-paroline” costituite da sillabe formate da una consonante e una vocale, ripetute tante volte, ad esempio [bababa, papapa, mamama].
  • Intorno ai 10-13 mesi queste “pseudo-paroline” diventeranno più complesse, e le consonanti al loro interno saranno diverse, ad esempio [badaca, pacaca].
  • Verso i 12 mesi il bambino inizia a dire le prime parole, che identificano un preciso oggetto o persona, di solito molto famigliari per lui, come [mama, papa] pur continuando la lallazione in contemporanea. Pian piano il bambino inizia ad acquisire e a dire sempre più parole, che risultano semplificate rispetto alla loro forma corretta. Infatti il bambino si avvicina pian pianino, nel corso del tempo, a dire le parole come le dice l’adulto. In questa fase il bambino può aiutarsi indicando l’oggetto o la persona di cui vuole parlare, gesto che si può accompagnare alla parola.
  • Ai 18 mesi si ha l’esplosione del vocabolario e il bambino inizia ad imparare tante parole in un tempo molto breve. Un vocabolario sempre più ampio permetterà al bambino di mettere insieme le parole formando piccole frasi di due parole, come ad esempio [mamma cappa] per dire “mamma, mettimi la scarpa” e così via.
  • Ai 3 anni solitamente il bambino è in grado di spiegarsi discretamente ed essere capito da un gran numero di persone, non solo dai genitori o dai nonni, fa frasi comprensibili e si sta lentamente avvicinando alla produzione dell’adulto. Seppur alcune paroline non siano prodotte correttamente, l’importante è che ci sia una buona struttura della frase con il soggetto, il verbo, l’oggetto e magari anche qualche elemento in più.
  • Ai 4 anni infine il bambino dovrebbe essere ben compreso dalla maggior parte delle persone, seppur alcuni suoni difficili, tipo /r/, possano ancora non essere stati acquisiti.

In questo percorso graduale e molto lungo di acquisizione delle competenze linguistiche, sembrerebbe che il bambino impari ad esprimersi in autonomia, solamente come conseguenza di una maturazione biologica.

La realtà è invece che nessun bambino impara a parlare da solo, solo crescendo.

Per sviluppare adeguatamente il linguaggio, è necessaria l’interazione con altri parlanti, che gli forniscono il modello corretto a cui gradualmente avvicinarsi.

Mentre il bambino cerca di capire come può usare il suo linguaggio, la sua bocca e la sua voce per farsi capire dagli altri, le persone a lui più strette lo supportano e rappresentano per lui un modello corretto a cui ispirarsi, sia per le modalità comunicative sia per le strutture linguistiche vere e proprie.


Ecco quindi alcuni consigli utili per favorire l’evoluzione nel bambino di competenze comunicativo linguistiche sempre più complesse.


  • Usate un linguaggio semplice, contestuale e routinario: usare un linguaggio abbordabile per il bambino, che sia tangibile ovvero riferito direttamente ad un preciso momento e oggetto, e legato a situazioni routinarie quali il bagnetto, il cambio del pannolino, l’addormentamento o il pasto, aiuta il bambino a sviluppare termini per lui comprensibili, che vengono ripetuti molteplici volte e che potrà poi acquisire e pronunciare a sua volta più facilmente.
  • Agganciatevi al suo interesse: nel momento del gioco è importante non voler imporre una attività o un giocattolo che pensiamo potrebbe piacergli, piuttosto è meglio farlo scegliere o inserirci nel gioco che sta già facendo, cercando una dolce condivisione. In questo modo inserirete il linguaggio in un contesto di suo interesse e il bambino sarà più contento e voi potrete sfruttare le situazioni di gioco per comunicare e interagire meglio con lui.
  • Non usate diminutivi: quando parlate con il vostro bambino, cercate di dire le parole come sono senza utilizzare diminutivi o stravolgere la parola. In questo modo il bambino avrà chiaro ciò a cui vi state riferendo e si avvicinerà progressivamente alla forma corretta della parola.
  • Denominare: quando state giocando in una stanza con il vostro bambino, vi recate in qualche luogo nuovo o in qualsiasi momento della quotidianità, è importante denominare al bambino ciò che è presente. Dire il nome preciso di oggetti, giochi con cui il bambino viene in contatto è importante perché impari ad associare la parola all’oggetto specifico. Questo gli permetterà di ampliare il suo vocabolario e di rendere concetti e parole sempre più consolidati nella sua mente. Attenzione però a non esagerare trasformando il momento in una lista della spesa, perché potrebbe diventare controproducente, il bambino capirebbe poco e si annoierebbe. Piuttosto focalizzatevi per più tempo su un oggetto, e inserite la parola in esame in diverse frasi. Se ad esempio state giocando con lui con un treno giocattolo potrete dire [“aaah hai visto questo treno?”, “come è veloce questo treno”, “il treno fa ciuf ciuuuff”] e così via.
  • Non chiedere al bambino di ripetere: spesso quando il bambino sbaglia a dire qualche parola, la tendenza è quella di fermarlo, correggerlo dicendo noi stessi la parola corretta e chiedergli di ripetere quest’ultima. Questo atteggiamento potrebbe a lungo andare inibire la produzione del bambino, facendolo sentire inadeguato nella comunicazione e interrompendo nel contempo il flusso del suo eloquio, non permettendogli di sperimentare il linguaggio con l’interlocutore. È importante quindi, quando il bambino non pronuncia correttamente qualche parola, fornirgli la forma corretta, senza interromperlo e senza chiedergli di ripetere. Sarà il bambino pian piano continuando a sentire come voi dite le parole e modificare la sua produzione, e potrà ripetere di sua spontanea volontà, senza essere pressato.

Questi sono semplici consigli da utilizzare nella quotidianità per stimolare il linguaggio del bambino.

Se però ai 3 anni e mezzo non è ancora comprensibile e dice poche parole, è importante chiedere un consulto da un professionista logopedista che saprà aiutarvi nell’individuazione della problematica linguistica e guidarvi attraverso un percorso di counselling logopedico all’acquisizione delle migliori strategie per stimolarne il linguaggio.

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