Non riuscire a trovare le chiavi, dimenticare qualche appuntamento, avere difficoltà a svolgere attività impegnative possono essere sintomi di un deterioramento cognitivo lieve o MCI (Mild Cognitive Impairment).

L’MCI si manifesta per lo più sotto forma di problemi di memoria, ma ci sono anche forme di MCI caratterizzate non tanto dalla perdita di memoria quanto dalla difficoltà di concentrazione e di linguaggio o di pianificazione e organizzazione.

L’MCI può provocare anche cambiamenti dell’umore e del comportamento, quali stati depressivi, ansia, aggressività, apatia e rifiuto della vita sociale.

L’MCI è una condizione clinica caratterizzata da una sfumata difficoltà in uno o più domini cognitivi (quali, ad esempio, memoria, attenzione o linguaggio), tale però da non compromette le attività quotidiane di una persona.

Gli sforzi della nostra equipe sono tesi a individuare le caratteristiche molto precoci e spesso visibili solo con l’ausilio di esami strumentali,

così da intervenire prima possibile con trattamenti specifici.

Che cosa è?

Per Mild Cognitive Impairment si intendono quei quadri di decadimento cognitivo lieve che stanno tra un normale invecchiamento fisiologico e quadri patologici di demenza; la definizione viene riferita agli ultra-65enni che, pur in presenza di un deficit cognitivo lieve (che si manifesta per lo più attraverso disturbi della memoria), continuano a mostrare un normale funzionamento nelle attività della vita quotidiana.

Alcuni di loro sono destinati però a progredire verso l’Alzheimer.

L’MCI si manifesta per lo più sotto forma di problemi di memoria, ma ci sono anche forme di MCI caratterizzate non tanto dalla perdita di memoria  quanto dalla difficoltà di concentrazione e di linguaggio o di pianificazione e organizzazione.

L’MCI può provocare anche cambiamenti dell’umore e del comportamento, quali stati depressivi, ansia, aggressività, apatia e rifiuto della vita sociale.

Il decadimento cognitivo lieve è una condizione clinica caratterizzata da una sfumata difficoltà in uno o più domini cognitivi (quali, ad esempio, memoria, attenzione o linguaggio), tale però da non compromette le attività quotidiane di una persona.

Secondo alcuni studi, circa la metà dei soggetti in questa condizione sviluppa diagnosi di demenza conclamata, con un tasso di passaggio del 10-15% per anno, per salire a percentuali variabili dal 20 al 50% in 2-3 anni.

Le cause dell’ MCI sono complessa e possono coinvolgere:

  • fattori tossici per le cellule nervose (come la proteina beta-amiloide, la proteina Tau e i corpi di Lewy),
  • soprattutto nelle aree cerebrali responsabili della memoria e dell’apprendimento;
  • alterazioni della circolazione sanguigna cerebrale, come ad esempio micro-ictus localizzati;
  • evoluzione di altre condizioni patologiche come l’ischemia, il trauma cranico, un disturbo metabolico, ecc.

Come si diagnostica

La diagnosi di MCI richiede un giudizio clinico, che si avvale di diversi strumenti:

la visita neurologica, le tecniche di neuroimmagine (soprattutto funzionali e soprattutto in pazienti che presentino un rischio vascolare), test ematochimici e l’esame neuropsicologico.

L’MCI può progredire verso la demenza, oppure restare stabile nel tempo o addirittura regredire se diagnosticato in tempo e trattato con percorsi di riabilitazione cognitiva in grado di previene la progressione dei sintomi.

La possibilità effettuare una diagnosi precoce risulta quindi particolarmente importante.

Le fasi del percorso diagnostico sono:

Inoltre per casi specifici è possibile eseguire:

Un aspetto da considerare riguarda inoltre, l’eventuale presenza di sintomi depressivi, che possono anche promuovere un peggioramento cognitivo e della funzionalità più rapido.

È dimostrato che trattare la depressione aiuta a migliorare la capacità di memorizzazione e di gestione delle attività quotidiane.

Come si cura

  1. Terapia farmacologica: dal momento che l’MCI potrebbe rappresentare una sindrome prodromica verso la malattia di Alzheimer clinicamente conclamata, potrebbero rivelarsi utili i trattamenti normalmente proposti per la malattia di Alzheimer, come antiossidanti, neuroprotettori (citicolina). 
  2. Riabilitazione cognitiva: i rimedi farmacologici nel prevenire o trattare lil disturbo neurocognitivo ad oggi non sono ancora efficaci; pertanto molte ricerche si occupano di verificare l’efficacia di interventi come l’esercizio fisico e il trattamento cognitivo.

Tra le tecniche riabilitative per pazienti affetti da deterioramento cognitivo si distinguono 4 categorie:

  • Training cognitivo
  • Stimolazione cognitiva
  • Riabilitazione cognitiva 
  • Teleriabilitazione

Al Centro medico Rindola: un nuovo programma di training cognitivo Training intensivi e personalizzati delle funzioni cognitive tramite l’utilizzo delle tecnologie più avanzate in materia di neuroriabilitazione.

La maggior parte delle ricerche sugli effetti del training cognitivo in MCI ha rilevato un aumento delle prestazioni dei pazienti dopo 3 mesi di percorso.

Sono inoltre previsti:

  • Training per l’attenzione (attenzione e concentrazione, attenzione ripartita, operazioni bidimensionali, operazioni tridimensionali, ecc.)
  • Training per la memoria
  • Training per le funzioni esecutive
  • Training per la guida
  • Riabilitazione neuropsicologica delle funzioni cognitive per percone con MCI (Metodo Rindola©)
  • Supporto psicologico al paziente e al caregiver