10 Gennaio 2022
Il sonno è una delle funzioni indispensabili dell’organismo, tanto che le persone affette da una rara malattia genetica che impedisce di dormire muoiono per la totale mancanza di sonno.
D’altra parte, basta osservare cosa succede a qualunque persona che viene occasionalmente privata del sonno, per capire quanto questa funzione sia importante.
Le energie vengono meno, le funzioni cognitive sono alterate, l’umore diventa labile, si manifestano episodi di addormentamento ai quali non si riesce a resistere e anche la funzione cardiaca e la secrezione di ormoni cambia.
È facile pensare che il sonno sia una funzione importante per la fisiologia del sistema nervoso centrale, ma per tanto tempo si è pensato che esso consistesse solo in uno “spegnimento” temporaneo del cervello.
Invece, durante il sonno nel sistema nervoso centrale si svolgono processi indispensabili perché la successiva fase di veglia si sviluppi normalmente e, in particolare durante il sonno REM, il sistema nervoso centrale ha un livello di attività simile a quello che ha durante la veglia.
Altrettanto interessante è notare che, mentre la persona dorme, si modificano le funzioni di organi e apparati diversi dal sistema nervoso centrale e che tali modificazioni servono a mantenere l’omeostasi dei rispettivi sistemi.
Due neuroscienziati italiani che lavorano al Wisconsin Center for Sleep and Consciousness, G. Tononi e C. Cirelli, in un articolo apparso su Science hanno evidenziato che durante il sonno il cervello compie un’importante operazione di riordino, tagliando una buona parte dei nuovi collegamenti (sinapsi presenti su dendriti) tra i neuroni che si sono creati durante il giorno in conseguenza degli stimoli ricevuti e dei nuovi apprendimenti.
Il taglio è indispensabile affinché il cervello non raggiunga un livello di ingolfamento informativo.
La mattina dopo, tagliato quello che è meno importante, si è pronti a fare nuove esperienze e ad imparare cose nuove.
Questo meccanismo automatico si chiama “ipotesi dell’omeostasi sinaptica” Il taglio dei nuovi collegamenti è molto selettivo e risparmia sempre circa il 20% delle sinapsi, ove sono immagazzinate memorie importanti, da non eliminare.
È esperienza comune che, se si prolunga per molte ore la veglia, il cervello comincia a funzionare meno bene, come se fosse privo della capacità di concentrarsi per continuare a imparare.
Durante il sonno in assenza stimoli esterni, si può sistemare l’archivio, scartando quello che non viene considerato significativo da dover essere conservato a lungo termine
Un’altra funzione molto rilevante, che si sviluppa durante il sonno, è quella dello smaltimento dei radicali liberi e di altre molecole potenzialmente tossiche accumulati nel periodo di veglia.
Ciò avviene grazie alla produzione di molecole, come il glutatione, capaci di contrastare lo stress ossidativo.
“Fare le pulizie” nel cervello è quindi una delle funzioni chiave del sonno.
Soprattutto il Sonno REM avrebbe un ruolo determinante per la maturazione del sistema nervoso centrale.
Durante la fase REM, infatti, si assiste ad un incremento dell’attività cerebrale. In studi sperimentali alcuni soggetti sottoposti a sessioni intensive di apprendimento hanno presentato un aumento significativo del Sonno REM, espressione del processo di fissazione dei dati appresi nella memoria a lungo termine.
I neonati presentano una percentuale maggiore di Sonno REM rispetto agli adulti ed agli anziani parallelamente alla maggiore capacità di apprendere
Il Sonno avrebbe una funzione di recupero e di ristoro sull’organismo durante le fasi NREM (svolgendo un ruolo di riprogrammazione genetica dei comportamenti innati) e di fissazione della memoria (facilitando l’incorporazione di nuovi comportamenti appresi in veglia) durante le fasi REM.
Quali sono i principali effetti disturbi del sonno?
Nei bambini:
- ridotte performance scolastiche e problemi di apprendimento;
- disattenzione, ridotta memoria di lavoro, scarso controllo impulsi e disregolazione del comportamento;
- rischio traumi accidentali;
- obesità, disturbi metabolici, predisposizione al diabete;
- aumento rischio di sviluppare ADHD, disturbo oppositivo-provocatorio e disturbi depressivi;
- in adolescenza abuso di alcool, cannabis e altre droghe, depressione.
Non ultimo è da considerare che il problema del sonno del bambino può avere ripercussioni su tutto l’ambito familiare determinando una scarsa salute fisica e mentale dei genitori, favorendo lo sviluppo di una depressione materna e un notevole stress familiare.
Negli adulti e anziani:
- stanchezza cronica;
- depressione, ansia e instabilità emotiva;
- Difficoltà attentive, di concentrazione e di memoria;
- Difficoltà nel lavoro o nello studio;
- Indebolimento del sistema immunitario;
- Aumento di peso;
- Scarso equilibrio e coordinazione;
- Richio di malattie cardiache, diabete e ipertensione.
Ricordiamo inoltre che nel cervello è presente un sistema paravascolare, chiamato sistema glinfatico per la sua somiglianza con il sistema linfatico che drena il liquido cerebro-spinale (CSF), il liquido interstiziale (ISF) e i soluti presenti nel cervello come la proteina β-amiloide (βA) e la proteina Tau, coinvolte nei meccanismi dell’ invecchiamneto del cervello e delle demenze.
Il sonno e le sue fasi concorrono al buon funzionamento delle prestazioni psicocognitive e di quelle fisiche.
Sono aumentate le conoscenze sui meccanismi che producono tali effetti benefici.
Durante il sonno proteine come la βA, una delle due proteine caratteristiche dell’Alzheimer, sono allontanate rapidamente dal cervello; quando il sonno non è adeguato per durata e qualità l’eliminazione dei cataboliti dal sistema nervoso centrale è compromessa con possibile danneggiamento dei neuroni.