9 Gennaio 2022

Molto spesso i genitori ci raccontano quanto si sentano impotenti in questa fase di vita complessa che i loro figli stanno affrontando.

La sensazione è quella di trovarsi di fronte a quell’abisso generazionale che sembra porsi come una profonda frattura fra il proprio mondo e quello dei figli, con cui diventa sempre più difficile rapportarsi.

Di fatto i compiti evolutivi con i quali il ragazzo si deve confrontare sono coinvolgenti, intensi e a volte lo travolgono come una tempesta: gli umori cambiano, il corpo si trasforma ed espone a timori e giudizi, il mondo dei coetanei rimpiazza, almeno in parte, le relazioni familiari.

Il ragazzo è spinto ad esplorare il mondo là fuori in cerca della propria identità, sempre in bilico tra l’essere unico e particolare e, allo stesso tempo, il bisogno di appartenere e condividere.

Tra il mostrare le proprie competenze e il peso di doversi misurare.

Svincolarsi dal mondo dell’infanzia e dalla dipendenza dai genitori non è sempre facile, può produrre tensioni emotive e a volte avviene con modalità brusche, ribelli o addirittura aggressive.

L’adolescente si trova in una sorta di “Limbo” in cui non è più un bambino, ma neanche un adulto indipendente.

 

La maturazione cognitiva ed emotiva di un adolescente non lo rende ancora in grado di elaborare attraverso il pensiero e la riflessione il tumulto di emozioni che gli si possono agitare nell’animo, pertanto a volte queste sensazioni vengono tradotte in condotte impulsive o addirittura rischiose.

In altri casi si può assistere ad una chiusura e un ripiegamento su se stessi, evitando il contatto con il mondo esterno.

Oppure, quando la tensione emotiva è molto forte, possono comparire sintomi somatici (mal di testa, disturbi gastrici, muscolari o dermatologici), possono insorgere difficoltà del sonno, nella concentrazione e nello studio.

Le difficoltà scolastiche possono essere indice di un sottostante disagio psicologico, ma può essere anche l’inverso, una difficile carriera scolastica può determinare profondi problemi di autostima.

Il disagio può anche manifestarsi come paure e ansie, rifiuto di andare a scuola, perfezionismo, abuso di sostanze o dipendenza tecnologica. 

Queste modalità comportamentali non possono passare inosservate e meritano  di essere approfondite ed elaborate attraverso un aiuto psicologico. 

Richiedere un aiuto psicologico può significare di offrire al ragazzo/a che lo desideri uno spazio neutro e protetto, senza giudizio, dove il suo vissuto personale possa prendere la forma di pensieri e parole, oltre che di gesti.

Uno spazio personale di ascolto e di relazione.

Ma può anche significare aiutare i membri della famiglia a stabilire modalità più funzionali di interagire, ascoltare, comprendersi l’un l’altro, aprendo uno spazio di maggiore contatto e condivisione, con l’aiuto del terapeuta.

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