23 Marzo 2022

Nonostante oramai lo stato d’emergenza stia per terminare, le conseguenze psicologiche di due anni di pandemia sono ancora molte; l’ansia è una delle più comuni.
L’American Psychiatric Association (1994) descrive l’ansia come l’anticipazione di un pericolo o di un evento negativo futuro, accompagnata da sentimenti di disforia o da sintomi fisici di tensione.
È comprensibile dunque, come in questo momento storico, caratterizzato dalla preoccupazione per il futuro, dalla malattia alla situazione economica, l’ansia sia stata purtroppo una reazione di molte persone.
Anche in questa situazione l’ansia può essere adattiva, ci mantiene, infatti, in uno stato di allerta quando è presente un effettivo pericolo (ad esempio ci ha aiutato a mantenere le distanze o ad utilizzare le mascherine).
L’esperienza che abbiamo vissuto è considerata un’esperienza traumatica, poiché la nostra incolumità e/o quella dei nostri cari è stata messa a rischio.
Per alcuni di noi il coinvolgimento è stato maggiore, chi ha vissuto un lutto, chi ha perso il lavoro, chi si è ammalato gravemente e chi ha lavorato in prima linea nei reparti adibiti agli ammalati di Covid-19.
Per quanto riguarda tutte le altre persone, una volta allentate le restrizioni, si sono potute osservare due tipi di reazione diverse:
chi non vedeva l’ora di poter tornare alla vita di prima e facilmente ha “dimenticato” il pericolo e chi invece non è ancora riuscito a lasciarsi alle spalle le esperienze e le emozioni vissute e ha sviluppato la così detta Sindrome della Capanna.
La Sindrome della Capanna è una condizione di malessere psicologico causato dalla paura di lasciare il luogo che nel momento del pericolo ci ha dato sicurezza.
Le cause possono essere molteplici, dalla paura di contagiarsi, alla paura di non riuscire ad affrontare il mondo esterno, alla paura di stare in mezzo ad altre persone.
Le persone più coinvolte sembrano proprio essere quelle che già prima della pandemia erano inclini a soffrire di queste fobie, ma la sindrome della capanna può riguardare anche chi non aveva mai accusato difficoltà psicologiche.
Con il tempo l’ansia entra a far parte della modalità di fare esperienza dell’individuo e si crea il cosiddetto circolo vizioso dell’ansia.
Il circolo dell’ansia genera nella persona la tendenza ad interpretare ogni stimolo ed ogni evento, anche innocui e neutrali, come pericolosi.
In questa condizione, il nostro organismo sarà sempre in allerta e pronto a reagire.
A volte tale livello di agitazione è talmente elevato da generare un attacco di panico.
Il trattamento psicoterapeutico, se la richiesta è tempestiva, permette di ridurre in modo significativo i sintomi ansiosi e la sensazione di disagio in tempi brevi (circa 12 settimane), superando il circolo vizioso ansioso e permettendo all’individuo una modalità nuova di fare esperienza.
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