In Italia si può calcolare che vi siano attualmente circa 230.000 persone affette dal morbo Parkinson.

La malattia colpisce gli uomini con una frequenza superiore rispetto alle donne (60% vs 40%) e si stima che circa il 5% di tutti i malati di Parkinson abbia un’età inferiore ai 50 anni, mentre circa il 70% ha un’età superiore ai 65 anni.

Il Morbo Parkinson è una malattia neurodegenerativa che colpisce i circuiti cerebrali deputati alla programmazione dei movimenti e alla pianificazione del pensiero.

Quindi nonostante i sintomi più evidenti siano di tipo motorio (rigidità, acinesia, bradicinesia e tremore) è sempre presente una componente cognitiva e comportamentale caratterizzata da rigidità del pensiero, difficoltà di attenzione, lentezza dell’eloquio e difficoltà ad integrare le informazioni visive.

Convivere con i sintomi del morbo di Parkinson impone quindi una riorganizzazione della propria vita, che comporta la ricerca di strategie più efficaci per gestire le difficoltà ed un lavoro emotivo per conferire nuovo significato al proprio futuro.

La nostra equipe è ben consapevole di quanto sia emotivamente faticoso accogliere ed accettare la diagnosi del morbo di Parkinson.

Il nostro primo obbiettivo è dare ascolto alle paure e offrire uno spazio dove affrontare insieme il cambiamento,

trovare le strategie più funzionali alla gestione della quotidianità e potenziare le funzioni cognitive compromesse.

Che cosa è il morbo di parkinson?

Le strutture coinvolte nel morbo di Parkinson si trovano in aree profonde del cervello, note come gangli della base (nucleo caudato, putamen e pallido), che partecipano alla corretta esecuzione dei movimenti (ma non solo).

La malattia di Parkinson si manifesta quando la produzione di dopamina (un tipo di neurotrasmettitore) nel cervello cala consistentemente.

Le cellule nervose dei gangli della base subiscono una degenerazione, producono meno dopamina e il numero di connessioni tra le cellule nervose nei gangli diminuisce.

Di conseguenza, i gangli della base non riescono a controllare i movimenti muscolari con conseguente tremore, movimenti lenti (bradicinesia), tendenza a muoversi meno (ipocinesia), problemi di postura e deambulazione e una parziale perdita di coordinazione.

Circa il 10% delle persone con il morbo di Parkinson ha parenti che ne sono o ne sono stati affetti.

La genetica potrebbe quindi svolgere un ruolo importante.

Vi sono sempre più prove anche del fatto che il morbo di Parkinson fa parte di un disturbo più diffuso caratterizzato da un accumulo dell’alfa-sinucleina non solo nel cervello, ma anche nelle cellule nervose situate nel cuore, esofago, intestino e altrove.

Alla luce di ciò che avviene a livello della chimica cerebrale, i sintomi del morbo di Parkinson possono essere molteplici.
Morbo di parkinson: diagnosi?

La diagnosi di malattia di Parkinson non è solo una diagnosi clinica.

Il neurologo formula un’ipotesi diagnostica attraverso la storia clinica (raccolta dal paziente e dai familiari) e la valutazione di sintomi e segni neurologici.

Gli esami strumentali – quali la risonanza magnetica nucleare ad alto campo, la SPECT DATscan, la PET cerebrale e la scintigrafia del miocardio – servono da supporto, talvolta indispensabile, alla diagnosi clinica.

Sarà il neurologo a decidere se e quali esami il paziente dovrà eseguire per il completamento della diagnosi.

Le fasi del percorso diagnostico del morbo di Parkinson sono:

Inoltre per casi specifici è possibile eseguire:

Secondo tale modello la malattia di Parkinson è caratterizzata da un’interazione di fattori biologici, psicologici e sociali.
L’approccio del Centro Medico Rindola: cura dei pazienti con il morbo di Parkinson

Gli obiettivi del percorso di cura per le persone con Malattia di Parkinson sono:

  • mettere il paziente nelle condizioni di poter gestire gli stress emotivi e comportamentali dovuti alla malattia e riadattare la propria vita
  • sostenere la malattia con protocolli di potenziamento neuropsicologico compensando le difficoltà cognitive legate alla malattia
  • sostenere il caregiver

Il percorso con i malati di Parkinson e con i loro familiari ha come base teorica il concetto di Qualità della Vita formulato dal modello bio-psico-sociale secondo la classificazione dell’ICF – Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute, stabilita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (2001).

Partendo da tali considerazioni, risulta necessario effettuare un’analisi dei fattori psicologici, delle aspettative, di come la persona si vive e di come la malattia ha cambiato l’opinione che la persona ha di sé.

Pertanto l’obiettivo principale dell’intervento psicosociale è far fronte alle rappresentazioni cognitive disfunzionali del morbo di Parkinson e di conseguenza alle situazioni stressanti che questa comporta, accompagnando la persona malata a fare un’analisi del comportamento attuato nelle diverse situazioni e a sviluppare le competenze sociali necessarie per fronteggiare la malattia di Parkinson attraverso un training specifico.

Per raggiungere gli obiettivi di cura del morbo di Parkinson il Centro Medico Rindola offre i seguenti servizi:

Programma “Move&Cognition”: riabilitazione con la realtà virtuale
Smart Me: programma di riabilitazione a distanza
Consulenza per l’iter per la richiesta dell’inabilità al lavoro/invalidità
Supporto Psicologico al caregiver: L’intervento, come già per il malato ha l’obiettivo di mettere il caregiver nelle condizioni di potere gestire lo stress collegato alla malattia e sostenerlo nello sviluppo delle capacità comunicative a tal fine da migliorare la sua interazione con la persona malata.

Terapia Logopedica

La M. di Parkinson può associarsi  a: disturbi della deglutizionedisturbi della parola disturbi  della voce
La riabilitazione dei disturbi periferici del linguaggio rappresenta un necessario completamento della terapia farmacologica e fisioterapica nei pazienti parkinsoniani.

Fisioterapia specifica per Malattia di Parkinson

Il ruolo della fisioterapia dentro della riabilitazione è cercare di massimizzare la qualità del movimento, l’indipendenza funzionale e il mantenimento della forma fisica in generale.

Oltretutto è importante minimizzare le complicazioni secondarie, aumentare la partecipazione nella vita sociale e perfezionare le strategie di sicurezza delle persone con la malattia di Parkinson.

La fisioterapia interverrà promuovendo la dove possibile trattamento e prevenzione per aumentare la qualità della vita della persona.