15 Luglio 2020
Quando si parla di ritardo di linguaggio, spesso siamo portati ad osservare nel bambino l’assenza delle parole: il bambino produce poche parole o addirittura nessuna, oppure le dice male rispetto al livello che normalmente raggiungono i bambini della sua età.
Considerare lo sviluppo del linguaggio è importantissimo, ma è opportuno non dimenticare che il linguaggio non è solo “dire le parole” ma è molto di più.. il linguaggio è una modalità comunicativa.
Comunicare significa scambiare informazioni, pensieri, significa avere la capacità di richiedere qualcosa, di mostrare un’emozione.
Questo e molto molto altro significa comunicare.
Ma come si comunica?
Si comunica anche semplicemente con uno sguardo: il bambino ha visto che la mamma ha in mano il suo gioco preferito, gli si illuminano gli occhi e li spalanca guardando l’oggetto.
Cosa direste che voglia comunicare in questo caso? In questo caso quasi sicuramente il bambino vuole comunicare che vorrebbe il suo giocattolo con tutto sè stesso.
Ma si può comunicare anche usando i gesti: il bambino indica la confezione di biscotti a cui non arriva da solo, e subito dopo, guarda il genitore.
In questo caso io direi che il bambino voleva i biscotti e ha usato un gesto, l’indicazione, per chiedere ciò che voleva.
Da ciò si può dunque dire che i bambini, ma anche le persone, comunicano per moltissime ragioni, e per farlo si servono di molti strumenti, lo sguardo, la mimica, la gestualità e il linguaggio. Il linguaggio è infatti la modalità più complessa di comunicare, ma non è l’unico modo.
Ecco che allora, a fronte di queste considerazioni, appare opportuno focalizzarsi non solo sul linguaggio ma anche su tutti quelli che sono i prerequisiti comunicativi, ovvero su tutte quelle manifestazioni comunicative che precedono lo sviluppo del linguaggio.
Queste rappresentano un po’ le fondamenta dello sviluppo delle future parole e senza di questi non ci può essere linguaggio funzionale.
I principali prerequisiti comunicativi vengono di seguito elencati, ma in questo articolo ci focalizzeremo sulla cosiddetta intenzionalità comunicativa, prerequisito comunicativo forse più importante di tutti.
- Intenzionalità comunicativa
- Contatto oculare
- Attenzione condivisa
- Alternanza del turno
- Imitazione
- Gestualità
- Gioco simbolico
Intenzionalita’ comunicativa
L’intenzionalita’ comunicativa rappresenta la spinta che le persone, in questo caso i bambini, hanno a voler comunicare, prima con la mimica, lo sguardo, poi con i gesti, e infine con le parole.
Un bambino che utilizza poco o quasi per nulla il linguaggio, o perché molto piccolo o perché mostra un ritardo di linguaggio, può sviluppare uno stile di comunicazione passivo.
Lo stile comunicativo passivo corrisponde ad una modalità comunicativa in cui il bambino risponde alle domande o alle richieste dell’adulto solo quando è sollecitato, e non prende l’iniziativa di comunicare: non cerca l’altro per interagire (se non, raramente, in caso di un bisogno), tende a continuare l’attività in maniera isolata, non ricerca mamma e papà per coinvolgerli.
E ancora non mostra volontà e interesse nel comunicare, non mostra all’altro un oggetto o un’azione, non ha la necessità di ottenere attenzione dall’altro.
L’intenzione a comunicare compare in modo stabile già dai 9 mesi e rappresenta un prerequisito fondamentale per lo sviluppo del linguaggio.
È molto importante che il bambino, a modo suo, manifesti la volontà e interesse a comunicare con l’adulto, e che lo faccia spesso, sia per chiedere qualcosa, sia per interesse a condividere.
Questo perché chiedendo all’altro e proponendosi sviluppa quelle che sono le competenze sociali fisiologiche dell’essere umano, ma anche perché per fare questo utilizza e allena il linguaggio.
I bimbi con uno stile di comunicazione passivo possono aver bisogno di aiuto per capire come diventare, invece, dei comunicatori attivi e quindi più efficaci.
Come si sviluppa questo prerequisito?
Si sviluppa già dal 9° mese di vita attraverso vari step. Si parla di un periodo preintenzionale in cui il bambino non vuole realmente comunicare ma è l’adulto ad interpretare i suoi segnali.
Segue un periodo intenzionale in cui il bambino comunica per ottenere qualcosa e un periodo dichiarativo in cui il bambino si muove verso l’altro per condividere qualcosa (quanto è divertente un gioco, mostrare cosa ha fatto con un gioco..).
Quest’ultima fase è la più importante e qui l’intenzione a comunicare si manifesta al massimo grado.
Come stimolarlo?
Se l’intenzionalità comunicativa, per farla molto breve, è il rivolgersi all’altro poiché lo si considera un soggetto su cui agire, l’obiettivo è far si che il bambino si rivolga a noi, come genitori, nonni, educatori (…) e con una frequenza sempre maggiore.
Si possono dunque inserire delle strategie comunicative affinchè il bambino sia costretto a comunicare con noi e a chiedere il nostro aiuto.
In questo modo stimoliamo questa competenza già nelle situazioni quotidiane.
ALCUNE STRATEGIE per migliorare l’attitudine comunicativa del vostro bambino.
Non anticipare – Evita di precipitarti a soddisfare il suo bisogno:
- Innanzitutto è fondamentale fare leva sui bisogni del bambino, sfruttando tutte quelle situazioni in cui vuole fortemente qualcosa, cercando di non anticiparlo nelle richieste.
- Hai capito, dal suo comportamento, che vorrebbe qualcosa (ad esempio perché sta fissando un gioco sulla mensola)?
- Conosci le sue abitudini e sai che, ad esempio, dopo mangiato vuole sempre bere?
- Evita di precipitarti subito a soddisfare il suo bisogno.
Potresti fare così..
- Inizialmente aspetta e vedi se il bimbo fa qualcosa per farsi capire.
- Se non fa nulla, prendi l’oggetto che vorrebbe e trattienilo in mano.
- Se ancora rimane fermo, prendi in mano un’altra cosa e, mostrando entrambi gli oggetti chiedigli “Vuoi la macchina o la penna? Dai, fammi vedere cosa vuoi! Fammi vedere con il tuo dito”.
- Oppure, se è già in grado di comunicare il si ed il no, puoi chiedere “Vuoi la macchina?“, ed aspettare la risposta.
Non tutto a portata di mano – Lui/lei ti dovrà chiedere per avere qualcosa che desidera.
Se un bambino ha la possibilità di accedere liberamente a tutto ciò che gli occorre nel quotidiano, non si trova mai nella necessità di dover comunicare con te per richiedere e quindi non si esercita nell’iniziare un comportamento comunicativo. Tieni quelle cose che durante il giorno potrebbe ricercare ben visibili ai suoi occhi ma non a portata di mano per lui! I suoi giochi preferiti, il suo bicchiere, l’acqua, i biscotti,… e quando vedi che sta osservando qualcosa, anche se hai capito cosa vuole, non correre subito a dargliela, ma aspetta.. aspetta che lui faccia qualcosa verso di te per richiedertela. Dagli il tempo di prendere l’iniziativa: venire da te, ricercare la tua attenzione e comunicarti, a gesti o a parole secondo il suo livello, cosa gli occorre. Tu risponderai in conseguenza alla sua iniziativa.
Questi sono alcuni semplici consigli… È sempre importante però, se il bambino già ai 2 anni e mezzo non dimostra di avere queste abilità comunicative, rivolgersi ad una figura competente, come un logopedista o un neuropsichiatra infantile, che vi possa aiutare e guidare come genitori, anche attraverso un percorso di counselling, a stimolare al meglio queste competenze nel bambino, secondo la sua individualità.
Se hai bisogno di una consulenza per il tuo bambino con la nostra logopedista