24 Aprile 2020

Stiamo vivendo una delle più gravi emergenze sanitarie del mondo e tutti gli occhi sono giustamente puntati sul Covid–19.

Tuttavia è importante continuare a portare la nostra attenzione anche su altre patologie, che devono poter ricevere percorsi diagnostici e terapeutici adeguati ed efficienti.

Tra queste patologie vi è l’ictus cerebrale, una condizione che più di altre è tempo–correlata ossia i risultati positivi che si possono ottenere dipendono dalla tempestività con cui si interviene.

Pertanto, è fondamentale riconoscere i sintomi ed arrivare velocemente in Ospedale, al fine di ridurre il rischio di mortalità e gli esiti di disabilità. 

Tali esiti spesso si protraggono oltre il momento di emergenza e possono scomparire o attenuarsi grazie a cure mediche e riabilitative specifiche.

In seguito ad un danno cerebrale come l’ictus esistono infatti delle “finestre temporali” durante le quali il cervello si ristruttura.

Questa peculiare capacità prende il nome di “plasticità cerebrale” e viene definita appunto come la capacità del cervello di riorganizzarsi per far fronte al danno causato dalla lesione.

La plasticità cerebrale rappresenta un’opportunità che per attivarsi necessita però di una specifica stimolazione, volta a compensare le lacune motorie e cognitive e favorire riorganizzazioni migliori di quelle che avrebbero luogo spontaneamente.

Le linee guida italiane di prevenzione e riabilitazione dell’ictus cerebrale (SPREAD, 2016) affermano infatti che:

“in tutte le fasi dopo l’ictus è raccomandato un trattamento riabilitativo basato sui principi di intensità, ripetitività e specificità volto al recupero funzionale.

È indicato inoltre che tale trattamento coinvolga l’attenzione e l’interesse del paziente”.

Oltre ai training specifici anche l’ambiente svolge un ruolo fondamentale nel favorire la riorganizzazione dopo la lesione: un ambiente ricco di stimoli e in cui si può interagire con altri favorisce la plasticità, al contrario un ambiente povero e privo di stimoli nuovi la inibisce.

È chiaro quindi che la situazione attuale, che ci impone sia di trascorrere le nostre giornate in casa, sia un distanziamento sociale, rende l’ambiente povero di stimoli e quindi inibisce la plasticità cerebrale.

Tale problematicità può essere compensata da training cognitivi specifici on line, che ci permettono di lavorare anche da casa in maniera intensiva, stimolante e sicura.

Per questi motivi il Centro Medico Rindola ha attivato una serie di servizi a distanza per fornire consulti, suggerimenti e sedute di riabilitazione cognitiva a pazienti e familiari che si trovano ad affrontare gli esiti di un ictus cerebrale.

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