23 Aprile 2020

L’ictus cerebrale ogni anno nel mondo colpisce 15 milioni di persone e rappresenta la terza causa di morte, la prima di invalidità e la seconda di demenza.

Nonostante la maggior parte dei pazienti con ictus sopravviva alla fase acuta, il maggior impatto sulla persona è causato dalle conseguenze a lungo termine che l’ictus cerebrale comporta sia per i pazienti sia per le loro famiglie.

Si stima infatti che dal 33 al 42% dei pazienti richieda assistenza per le attività quotidiane nei sei mesi successivi all’evento e di questi, il 36% necessita di aiuto anche dopo cinque anni.

Inoltre, in aggiunta alle disabilità motorie, il 40% dei sopravvissuti all’ictus presenta deficit cognitivi quasi 2/3 dei pazienti sono affetti da lieve deficit cognitivo, pertanto sono a rischio di sviluppare demenza.

Il recupero tempestivo delle funzioni cognitive è fondamentale ai fini di un recupero complessivo poiché un loro deficit comporta una riduzione della capacità di pianificare, di risolvere problemi, di sostenere e dividere l’attenzione, di memorizzare informazioni e comprendere istruzioni.

A tal proposito uno studio di The Stroke Association-London, grazie a quasi 800 testimonianze di pazienti colpiti da un ictus cerebrale, ha evidenziato come spesso i problemi cognitivi non vengano affrontati in maniera appropriata, e ciò causa ricadute rilevanti sulla mobilità e sullo svolgimento delle attività quotidiane.

Per tali ragioni ridurre l’impatto dei deficit cognitivi attraverso programmi di riabilitazione appropriati risulta un obiettivo  fondamentale.

Negli ultimi anni nel campo della riabilitazione post – ictus le nuove tecnologie e la realtà virtuale sono emerse come approccio valido alla riabilitazione, in quanto offrono l’opportunità di attuare una rieducazione sia cognitiva sia motoria. Grazie all’utilizzo delle più avanzate tecnologie nel campo della neuroriabilitazione oggi siamo quindi in grado di offrire il miglior recupero possibile dei disturbi motori, cognitivi e di linguaggio.

L’efficacia della riabilitazione attraverso l’utilizzo della realtà virtuale è stata dimostrata da molti studi, i primi dei quali risalgono addirittura agli inizi del 2000, che confermano quanto questo tipo di riabilitazione sia più efficace e veloce della riabilitazione classica.

Sulla base di questi promettenti risultati, il Centro Rindola si avvale di un software di ultima generazione che, grazie alla realtà virtuale non immersiva, permette di creare programmi altamente specifici e personalizzati, per un training intensivo sia dal punto di vista cognitivo che motorio.

Dopo un’accurata visita neurologica ed una valutazione neuropsicologica, il team procede alla stesura del programma riabilitativo personalizzato “Move&Cognition” che sfrutta il software Rehametrics©, un sistema che integra interfaccia cervello-computer (brain-computer interface, BCI) con un sistema di realtà virtuale che modifica dinamicamente il livello di difficoltà in base alle attuali capacità della persona. Inoltre il programma è costantemente personalizzato grazie ad un’approfondita valutazione di monitoraggio.

Rispetto ad una riabilitazione classica diretta a domini cognitivi isolati, il programma Move&Cognition riesce a coinvolgere molteplici dimensioni della cognizione, generando un miglior recupero del funzionamento cognitivo ed un impatto positivo sul tono dell’umore.

La realtà virtuale, infatti, crea un ambiente stimolante, in cui la persona riceve input diversificati e realistici, rendendo quindi la sessione di allenamento coinvolgente, e quindi favorendo una maggiore aderenza e motivazione alla terapia.

Si possono registrare miglioramenti effettivi in molti domini cognitivi, ad esempio nell’ attenzione, nella memoria e nelle abilità visuo-spaziali già dopo 4 settimane di terapia, purchè l’intervento sia tempestivo e avvenga nei primi 6 – 9 mesi dall’evento.

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