11 Aprile 2022
Uno studio realizzato dal centro di ricerche Aldo Ravelli dell’Università degli studi di Milano, dall’IRCCS Santi Paolo e Carlo e dall’Istituto Auxologico Italiano IRCCS lo conferma.
Dott.ssa Ferrucci (professoressa di Psicobiologia e Psicologia Fisiologica Uni Mi):
«A dodici mesi un 30% di pazienti ha disturbi di memoria, un 20% di attenzione, mentre tende a diradarsi più velocemente nei soggetti vaccinati»
La nebbia cognitiva, dall’inglese brain fog, uno degli effetti del cosiddetto Long Covid è presente anche a distanza di un anno dalla malattia in particolare nei giovani.
La conferma arriva da uno studio realizzato dal centro di ricerche Aldo Ravelli dell’Università degli Studi di Milano, dall’IRCCS Santi Paolo e Carlo e dall’istituto Auxologico Italiano IRCCS.
A coordinare i lavori la professoressa Roberta Ferrucci che evidenzia i risultati della ricerca pubblicata di recente sull’European Journal of Neurology.
«La nebbia cognitiva è caratterizzata da cali di concentrazione, vuoti di memoria, affaticamento mentale e rallentamento delle funzioni cognitive.
I pazienti denotano perdita di lucidità, smarrimento.
Il nostro studio ha dimostrato che, non solo sono presenti cinque mesi dopo la guarigione nel 60% dei pazienti, ma persistono anche nei dodici mesi successivi la guarigione nel 50% dei casi. Il 30% ha evidenziato disturbi di memoria e il 20% di attenzione».
Unica nota positiva è che la “brain fog” tende a diradarsi più velocemente nei soggetti vaccinati.
«Recenti studi realizzati oltre oceano e in Europa, hanno dimostrato che i vaccinati hanno un rischio di avere o sviluppare sintomi da Long Covid ridotti del 40%, compresa la nebbia cognitiva» rimarca la professoressa Ferrucci.
Cosa fare?
Rivolgersi ad un centro specializzato per la riabilitazione cognitiva.
Convivere con questo disturbo, che genera confusione e smarrimento, può causare problemi in ambito lavorativo e sociale in particolare nei soggetti più giovani;
pertanto, la professoressa Ferrucci consiglia di rivolgersi ad un centro specializzato per intraprendere percorsi riabilitativi.
Presso il Centro medico Rindola-Brain Center c’è l’ambulatorio di neurologia e neuropsicologia dove è possibile fare una prima valutazione neuropsicologica e una visita neurologica e, in caso di diagnosi di nebbia cognitiva e di funzioni cognitive compromesse, si può intraprendere un percorso di riabilitazione».
Anche gli asintomatici possono essere colpiti
La nebbia cognitiva colpisce indistintamente uomini e donne in ogni fascia di età, anche se sembra avere maggiore impatto nei soggetti più giovani e non fa sconti neppure a chi ha avuto una forma lieve di Covid, «Dal nostro studio è emerso che non esistono differenze sulla gravità della patologia e anche un asintomatico può sviluppare effetti Long Covid, tenendo conto che a seconda delle varianti i sintomi sono differenti:
mentre l’unico sintomo che resta confermato per tutte le varianti è proprio la brain fog».
Dott.ssa Ferrucci (professoressa di Psicobiologia e Psicologia Fisiologica Uni Mi):
«A dodici mesi un 30% di pazienti ha disturbi di memoria, un 20% di attenzione, mentre tende a diradarsi più velocemente nei soggetti vaccinati»
La nebbia cognitiva, dall’inglese brain fog, uno degli effetti del cosiddetto Long Covid è presente anche a distanza di un anno dalla malattia in particolare nei giovani.
La conferma arriva da uno studio realizzato dal centro di ricerche Aldo Ravelli dell’Università degli Studi di Milano, dall’IRCCS Santi Paolo e Carlo e dall’istituto Auxologico Italiano IRCCS.
A coordinare i lavori la professoressa Roberta Ferrucci che evidenzia i risultati della ricerca pubblicata di recente sull’European Journal of Neurology.
«La nebbia cognitiva è caratterizzata da cali di concentrazione, vuoti di memoria, affaticamento mentale e rallentamento delle funzioni cognitive.
I pazienti denotano perdita di lucidità, smarrimento.
Il nostro studio ha dimostrato che, non solo sono presenti cinque mesi dopo la guarigione nel 60% dei pazienti, ma persistono anche nei dodici mesi successivi la guarigione nel 50% dei casi. Il 30% ha evidenziato disturbi di memoria e il 20% di attenzione».
Unica nota positiva è che la “brain fog” tende a diradarsi più velocemente nei soggetti vaccinati.
«Recenti studi realizzati oltre oceano e in Europa, hanno dimostrato che i vaccinati hanno un rischio di avere o sviluppare sintomi da Long Covid ridotti del 40%, compresa la nebbia cognitiva» rimarca la professoressa Ferrucci.
Cosa fare?
Rivolgersi ad un centro specializzato per la riabilitazione cognitiva.
Convivere con questo disturbo, che genera confusione e smarrimento, può causare problemi in ambito lavorativo e sociale in particolare nei soggetti più giovani;
pertanto, la professoressa Ferrucci consiglia di rivolgersi ad un centro specializzato per intraprendere percorsi riabilitativi.
Presso il Centro medico Rindola-Brain Center c’è l’ambulatorio di neurologia e neuropsicologia dove è possibile fare una prima valutazione neuropsicologica e una visita neurologica e, in caso di diagnosi di nebbia cognitiva e di funzioni cognitive compromesse, si può intraprendere un percorso di riabilitazione».
Anche gli asintomatici possono essere colpiti
La nebbia cognitiva colpisce indistintamente uomini e donne in ogni fascia di età, anche se sembra avere maggiore impatto nei soggetti più giovani e non fa sconti neppure a chi ha avuto una forma lieve di Covid, «Dal nostro studio è emerso che non esistono differenze sulla gravità della patologia e anche un asintomatico può sviluppare effetti Long Covid, tenendo conto che a seconda delle varianti i sintomi sono differenti:
mentre l’unico sintomo che resta confermato per tutte le varianti è proprio la brain fog».
Posted in: RiabilitazioneTags: Psicologia