I deficit cognitivi causati da ictus e trauma cranico sono in costante crescita. In Italia,secondo recenti dati della SINch (Società Italiana di Neurochirurgia), c’è una incidenza tra le più alte dei paesi della Comunità Europea: ogni anno, vengono ricoverati per trauma cranico 250 pazienti ogni 100.000 abitanti. L’ictus conta in Italia circa 200.000 casi ogni anno, di cui l’80% sono nuovi episodi e il 20% recidive, che riguardano cioè soggetti precedentemente colpiti. Ictus e trauma cranico sono considerati tra le cause più frequenti di disabilità; per questa ragione costituiscono nel nostro Paese un importante problema di salute pubblica. Diventa evidente,quindi, che le persone colpite necessitano di interventi multidisciplinari e tempestivi per favorire un maggiore recupero possibile (in termini di autonomia) e limitare i deficit che potrebbero comparire anche a distanza di tempo.
Spesso non si considera che la difficoltà a livello motorio può essere causata da un danno cerebrale. Ciò porta a prendere in carico solo la componente fisica, in quanto più evidente e disabilitante, non considerando invece la parte cerebrale-cognitiva. Questo spesso rende la riabilitazione fisica lenta e difficoltosa in quanto anche ogni singolo movimento richiede un grande sforzo attentivo. Da questo emerge l’importanza di un training cognitivo intensivo, come componente fondamentale di un programma riabilitativo, per favorire una maggiore attivazione cerebrale, che risulta ridotta e rallentata a causa del danno cerebrale subito.
L’efficacia della riabilitazione attraverso l’utilizzo della realtà virtuale è stata dimostrata da molti studi, i primi dei quali risalgono addirittura agli inizi del 2000, dai quali emerge quanto questo tipo di riabilitazione sia più efficace e veloce della riabilitazione classica. Si possono registrare miglioramenti effettivi in molti domini cognitivi, ad esempio nell’ attenzione, nella memoria e nelle abilità visuo-spaziali già dopo 4 settimane di terapia.
La realtà virtuale, infatti, crea un ambiente stimolante, in cui la persona riceve input diversificati e realistici, rendendo quindi la sessione di allenamento coinvolgente, e quindi favorendo una maggiore aderenza e motivazione alla terapia.